La mia generazione rischia di dimenticare il passato. Bombardati da un mare di informazioni e nozioni, si fa fatica a sviluppare senso critico e a leggere il presente con coscienza. David Wnendt
TRAMA: Estate. Giorni nostri. In una zona residenziale di Berlino Adolf Hitler si sveglia improvvisamente proprio nel luogo dove un tempo si trovava il suo bunker. Sono passati 70 anni dalla sua “scomparsa”. La guerra è finita, il suo partito non c’è più, la sua amata Eva non è lì per consolarlo e la società tedesca è completamente diversa da come la ricordava, tanto che anche i bambini che lo notano per primi si prendono gioco di lui. Lo riconosce però un reporter che lo filma e lo trova una perfetta imitazione dell’originale. Così, contro ogni probabilità, Adolf Hitler inizia una nuova carriera in televisione perché viene universalmente scambiato per un brillante comico, anche se lui è davvero chi sostiene di essere e le sue intenzioni non sono cambiate…
Il film di David Wendt è tratto dal best seller di Timur Vermes pubblicato in Italia da Bompiani. Un libro fenomeno che è stato primo nella classifica della rivista SPIEGEL per 20 settimane, ha venduto oltre 2 milioni di copie solo in Germania e vede traduzioni in corso in oltre 40 paesi, tra cui Stati Uniti, Inghilterra, Francia, Russia, Giappone e Cina. Ma Lui è tornato non è solo l’adattamento cinematografico di un romanzo nel senso comune. Infatti il protagonista Oliver Masucci (che interpreta Adolf Hitler) non solo recita accanto a colleghi di prima classe, come Fabian Busch, Christoph Maria Herbst e Katja Riemann, ma incontra anche l’uomo medio, i piccoli allevatori, gli imprenditori, personaggi famosi, giovani politici, giornalisti, nipster e neonazisti.
Sì, perché è proprio David Wnendt ad avere l’idea più interessante per trasporre le 400 pagine del libro sullo schermo suggerendo di mandare Hitler in giro per le strade e di combinare questi elementi documentari con il film stesso. “Ho trovato appassionante l’idea di mostrare Hitler non solo in una situazione artificiale attorniato da attori, ma piuttosto a piede libero tra la gente vera”, spiega David Wnendt. “Era il solo modo di suscitare delle risposte affidabili alle domande: cosa accadrebbe se Hitler tornasse oggi? Avrebbe davvero qualche possibilità?” E l’esperimento offre risultati spiazzanti: “Era come se le persone stessero incontrando una pop star – aggiunge Wnendt – anche sapendo perfettamente che non poteva trattarsi del vero Hitler, lo accettavano e si confidavano con lui”.
Le 380 ore di materiale girato sono state quindi montate in un film che fonde commedia e satira sociale offrendo una riflessione sull’importanza della memoria nel suo senso più profondo ed attuale, sulla banalità del male e, talvolta, sulla forza mediatica che cela in sé.
Oggi, nel 2016, Adolf Hitler avrebbe 127 anni. Anche se non si fosse sparato il 30 aprile 1945, esattamente 10 giorni dopo il suo 56° compleanno ordinando che il suo cadavere fosse cremato per non cadere nelle mani del nemico, non sarebbe perciò possibile imbattersi in lui a Berlino. “Trasportare Hitler nel presente è un’operazione di fantasia che mi sono concesso” spiega Timur Vermes.
In Germania il film ha portato in sala 500.000 persone ad una settimana dall’uscita ed è balzato in prima posizione dopo tre settimane, superando il film della Pixar Inside Out e diventando il film tedesco col maggiore incasso del 2015.